LA FENICE – 2012
Risale all’antica Grecia la sacralità che accompagna la fenice, uccello dal piumaggio intenso e carico di simbologia, che ha arricchito le rappresentazioni artistiche di numerose civiltà.
Caratteristica distintiva della fenice è la possibilità di rinascere dalle sue stesse ceneri, secondo il motto post fata resurgo (dopo la morte torno ad alzarmi), ed è così che il mitico uccello evoca elegantemente il fuoco creatore e distruttore, persino all’interno dei riti iniziatici di morte e rinascita in ambito cristiano.
Il Maestro invita alla lettura dell’opera dal basso, punto in cui troviamo un fiammifero acceso, il cui fuoco crea la forma di un uovo e il fumo crea i confini di un nido immaginario, emblema della nascita. Il Pittore firma la tela inserendo il fiammifero in un guscio di noce, immagine che rappresenta tutta la sua produzione artistica, e adagia la composizione nelle acque di un ipotetico fiume mitico. L’acqua, secondo la tradizione egiziana, è la vera origine della fenice, che, come l’airone, manifestava la sua bellezza accanto alle sponde del fiume, mimando il sorgere del sole.
Proseguendo nell’analisi dell’opera, diventa sempre più evidente che l’animale non ha ancora spiccato il volo e, anzi, a stento libera le ampie ali ancora accartocciate sul corpo. La scena rende omaggio ai colori originali dell’uccello secondo la mitologia, che vanno dall’oro del collo al porpora delle ali. Dal capo scivolano una piuma rosa e una azzurra, mentre la coda blu non ha ancora avuto modo di mostrarsi, essendo riversa verso il basso, solo le tre piume colorate si torcono fino ad essere trattenute dal becco, intento nella pulizia. L’oro cola da ogni punto del piumaggio, in un ciclo continuo che può essere inteso come nascita e distruzione e nuovamente rinascita dell’animale mitico.
La fenice si sta dunque preparando a spiccare il volo, e stendendo le ali porta avanti la sua immagine di emblema del fuoco e, quindi, del sole.